30 sept. 2008

Memorandum / 2 (impossibile da verificare ufficialmente, ma sembra attendibile)

Ricevo una segnalazione di qualche anno fa, da quanto ho avuto modo di discutere col "segnalatore" si tratta di fonti attendibili anche se, ovviamente, impossibile da verificare con certezze. Sembrano scemi, ma su certe procedure sono furbissimi, i porcellini.

Alla Procura della Repubblica di [cut]

A tutti gli organi di stampa [cut]

Loro Sedi

Egregi,

siamo docenti, personale e studenti dell’Università [cut] che da più mesi tentiam invano di denunciare con dovizia di particolari e di documentazione (che alleghiamo) una situazione di vera e propria Parentopoli all’interno del nostro Ateneo. La nostra è una denuncia documentata ch pone un problema serio, quello delle opportunità che dovrebbero essere garantite a tutti, a prescindere dalla loro parentel con questo o quel padrino.

Il mondo accademico dovrebbe selezionalre i propri quadri utilizzando criteri basati esclusivamente sul merito e sulle capacità. Solo così si può dare al Paese quella giusta dose di competitività di cui ha bisogno per stare in campo in un contesto globale sempre più difficile. [cut] in questa nostra Università, accedere ai ruoli accademici è diventato impossibile se non si è figlio, parente, collaterale o affine a questo o a quel barone.

Segue elenco impietoso con nomi e cognomi, tra cui si segnala:

  • Presidente di Facoltà fa assumere la figlia come docente nella sua Facoltà e l'altra figlia in un'altra;
  • Professore Preside di Facoltà fa assumere un figlio come ricercatore e l'altro come dottorando;
  • Professore fa assumere la moglie presso il suo dipartimento come ricercatrice;

L’elenco potrebbe continuare all’infinito, a testimonianza di una pratica diffusa di cui non si sente alcuna remora a farne largo e sistematico uso.

Memorandum / 1

ANNOZERO, trasmissione del maggio 2007.

Titolo: Baroni si nasce. Intoccabili. All'interno dell'universita' decidono chi deve fare ricerca e chi no. E nelle loro scelte sempre piu' spesso emergono favori a parenti, amici o amanti. Sono i baroni, professori di fama e potere. Intanto i cervelli italiani
fuggono all'estero e la ricerca langue.

Una presentazione doverosa

Ciao a tutti.

Sono Giuseppe Brusai, o meglio:
questo è il mio nickname sulla rete.

E scusate tanto se preferisco rimanere nell'anonimato.

Non compaio con il mio nome non perchè tema per la mia incolumità: è una questione di convenienza. Di convivenza. Di occasioni che, mio malgrado, potrei perdere.

So bene che l'anonimato sul web mina la credibilità di chi scrive: ma voi, per favore, credetemi in buonafede. Non c'è vittimismo o allarmismo. Non sono un mitomane, anche se potreste credere che esagero le cose.

Scendiamo sulla terra. Sono un dottorando universitario. Non vi dico nient'altro. Perchè importa solo il contenuto. Non ha importanza se parlo di ingegneria, statistica, economia, matematica, lettere, informatica. E per una mia etica personale, eviterò di nominare chiunque. Tanto chi sa, sa, e si fa i cazzi propri. Convenzionalmente, i proff universitari saranno qui denominati "maiali" o "porci", ma questo per rispetto della loro privacy. Così come esigo il rispetto della mia.

Amo il mio lavoro. Amo i miei studi. Non sono raccomandato. E quello che c'è intorno a me, mi provoca il vomito. E qui viene il bello: non voglio mollare.

Non preoccupatevi, non propago catene di Sant'Antonio nè sono un millantatore, provocatore, o seminatore di panico. Solo dico quello che penso e che vedo. E mi piace condivere la mia esperienza con voi. La mia esperienza inizio a raccontarla in questo post.

Può essere che abbia torto o veda le cose in modo distorto: fate voi.

Non pretendo di avere la Verità in mano.
Anche se Qualcuno pretende di avermi preso per i coglioni.
E mi sento artefice del mio destino: nonostante tutto.

Giuseppe Brusai

Giorno 4: si finisce. E si ricomincia.

Ho finito di scrivere la mia "tesi di dottorato". In altri paesi per essere un "PhD graduate" devi fare un'ulteriore esame. In Italia la "comprovata attività di ricerca" consiste nel credere, obbedire, combattere ciecamente per i maiali: e senza discutere, togliendoli la castagna dal fuoco più volte. Implorando di avere uno straccio di contratto bi-mensile per pagarti l'affitto senza essere costretto a chiedere soldi a casa o a lavorare di notte dopo 12 ore di "accademia".

Tesi di dottorato: artifizio retorico. Roba vecchia, riciclata. Figuriamoci.
The end. Adesso lasciatemi solo per un po'. Devo decidere cosa fare adesso.

Considerazioni finali. Mi rivolgo ai dottorandi che dovessero leggermi, che sanno di essere dove sono per merito vero (e ci sono): credeteci. E non abbassate la testa. Gli altri, i raccomandati, i leccapiedi, dubito che siano interessati al mio pensiero.

Mi rivolgo ai proff. che dovessero leggermi: per inciso, siete l'essenza del nepotismo, dell'immoralità, della corruzione ed è colpa vostra se tante cose non funzionano. E siete pure ipocriti e moralisti a lamentarvi quando vi tagliano i fondi. Finti poveri. E spero che vi venga in mente mentre vi fate le vacanze alle Maldive o in Croazia o dove vi pare.

Fine del mio "delirio". Questa è la mia storia, i miei anni di dottorato sono stati così. Più o meno.
Mi piace chiudere con le parole di Massimo Fini, che è uno dei miei autori preferiti: spero che non trovi sconveniente il fatto che lo citi, brevemente, qui. Tratto dal suo libro "Sudditi".

Grazie a tutti per l'attenzione.

Giuseppe

Di fronte agli abusi ed ai soprusi delle oligarchie (fra i più consueti c'è di favorire, in ogni settore e modo, i propri adepti a danno degli altri, premiando la fedeltà di ogni gruppo sul merito), il cittadino singolo è inerme. Non può ricorrere alla violenza - ha le mani legate dalla legge - ed è solo. [...] Ci sarà l'alba di una nuova aurora? [...] un tipo antico [...] audace, dignitoso, essenziale, silenzioso, crudele e feroce anche, certo, per nulla "buon selvaggio" [...] ma insomma, vivo?

Giorno 3: cosa faccio nel porcile, io?

"In vista dei problemi altresì discussi pocanzi, prospetto per il dott. Brusai uno stage aziendale formativo di 4 mesi, pagato regolarmente dall'azienda. Una serissima azienda piripì poropò".
Che figata, penso subito: ci si rimboccano le maniche carichi di speranza.

Lavoro full-time 4 mesi per loro, per cui niente ricerca. Dottorato di ricerca un bel cazzo. Ricerca? Gallina dalle uova d'oro, semmai.

"Grazie, dott. Brusai,alla fine del lavoro l'azienda stessa ringrazia sentitamente ma si rifiuta di pagarmi, Eh sì, adesso si tratta di mera (secondo loro) attività formativa che non merita alcuna retribuzione."

Ci scusi, dott. Brusai.
Lei è un misero apprendista.
Cambiamo le carte in tavole a gioco iniziato.
Cordialmente, si fotta, dott. Brusai.
Lei non ha un contratto, dott. Brusai.

Senza borsa da un anno, mandato lì a lavorare gratis, perennemente sorvegliato dalla "vigilanza aziendale" modello Alcatraz. Almeno puoi rifarti gli occhi con la sexy segretaria, che ogni mattina in azienda saluta con voce maliarda e controlla se ci siamo tutti, stanza per stanza. Mi sento solo, alienato. Come le centinaia di persone che subiscono la mia stessa sorte. Anche adesso.

Senza contratto,senza assicurazione, senza buoni pasto. Stando alla cosiddetta legge, da dottorando non avrei neanche potuto farlo. Se un ispettore del lavoro lo scoprisse (ed i casi del genere sono illimitati in italia, ho saputo di casi simili) ... ma quando mai.

Come direbbe qualcuno, con la scusa della flessibilità ce lo mettono nel culo.

Mi chiedo come possa continuare a fare il dottorato per cui ho "sudato" così tanto (il concorso l'ho vinto senza l'appoggio di alcun maiale), sopravvivendo in uno scenario talmente desolante. Uno vince un concorso con merito, per cosa? per fare le stesse cose he avrebbe potuto fare dopo la laurea. Peraltro, gratis.

Sintesi: 4 mesi di "dottorato" ad essere preso in giro dai capi dell'azienda per la scelta fatta. Non pagato, e sfruttato fino all'osso. Stronzi.